Nella sbrigativa relazione resa in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2014, il Ministro della Giustizia afferma che “Nell’ultima classifica della Banca Mondiale “Doing Business” l’Italia, pur partendo da una posizione di retroguardia, è il Paese che ha fatto più passi avanti, nel 2013, per quanto riguarda l’efficienza della giustizia civile“, aggiungendo che si procederà alla “eliminazione di quei procedimenti che, per la modestia degli interessi concretamente in gioco e per la tenuità del fatto, non meritano lo sviluppo della fase processuale” (vuoi vedere che l’anno prossimo dirà che il contenzioso in Italia sarà diminuto grazie alla produttività del sistema?).
Quello che non può dire, almeno in quella sede, è che alla redazione del rapporto “Doing Business” hanno collaborato proprio i magistrati e i dirigenti del ministero, nonchè, per il settore privato e per quanto qui ci riguarda, avvocati dei grandi studi d’affari che sono una assoluta minoranza e fanno letteralmente un altro lavoro rispetto all’avvocato medio (cfr. l’elenco finale dei credits).
Quello che non può dire, tanto lo intendono solo gli addetti ai lavori, è che il rapporto in questione si occupa esplicitamente, come si legge sulla copertina della versione italiana, solo di “Un confronto fra le regolamentazioni d’impresa in 13 città e 7 porti italiani e quelle di 185 paesi del mondo“.
Ed invero il riferimento della Cancellieri è meramente folkloristico in quel contesto, perchè il rapporto – per quanto importante – è del tutto settoriale e parziale, quindi assolutamente lontano dal fornire il quadro reale e complessivo della vita sociale e professionale degli italiani, vieppiù nel rapporto col sistema giustizia.
Basti pensare che nel Doing Business Italia 2013, si afferma che “In Italia gli onorari legali sono la componente che pesa maggiormente sul costo” delle controversie (pag. 49), mentre nel Doing Business 2014 si legge che “Since June 2012 Italy has reduced attorney fees the most among all the economies measured. Judges were given an official fee schedule to determine attorney fees when agreements are not reached between attorneys and clients, which contributed to the adjustment of the market price for legal services and cut attorney fees by 6.8 percentage points, to 15% of the value of the claim” e addirittura che “Enforcing contracts Italy made enforcing contracts easier by regulating attorneys’ fees and streamlining some court proceedings” (pagine 119 e 172).
Dal rapporto risulta inoltre che l’Italia, patria mondiale del diritto, è al 65° posto su 185 paesi quanto alla facilità dell’attività d’impresa (dietro Samoa, Fiji, Bielorussia e davanti, udite udite, a Trinidad e Tobago e Ghana), mentre è al 55° posto su 183 paesi quanto al miglioramento delle prassi normative (dietro Armenia, Oman e Ghana e davanti, riudite riudite, a Botswana e Guatemala).
Va detto che la Cancellieri, che ha più volte platealmente snobbato l’Avvocatura, nella cerimonia per l’anno giudiziario 2014 ha offerto il calumet della pace affermando che, per realizzare l’obiettivo di migliorare la giustizia, “….è necessario che sia sempre più continuo e serrato il confronto con i protagonisti interni al mondo della giustizia – avvocati, magistrati, personale amministrativo – e con le loro rappresentanze. In particolare, non possono esservi equivoci sul ruolo fondamentale che va riconosciuto agli avvocati italiani, presidio di libertà del cittadino ed essenziale strumento di protezione degli interessi individuali e collettivi coinvolti nei processi, e sull’importanza di una positiva e costante interlocuzione tra il Ministro e i rappresentanti dell’Avvocatura”.
Resipiscenza alquanto tardiva, ma, seguendo l’insegnamento dell’indimenticato Maestro Alberto Manzi, secondo il quale “Non è mai troppo tardi”, l’attendiamo lo stesso il Ministro alla prova dei fatti.
[Armando Argano - 25 gennaio 2014]