Ci risiamo: gli avvocati sono un freno allo sviluppo anche per il Fondo Monetario Internazionale. Giudizio imparziale o ennesima mossa nella guerra all’Avvocatura? [di Armando Argano - 14 febbraio 2014]

Nel Working Paper 14/32 dal titolo “Judicial System Reform in Italy – A Key to Growth”, pubblicato ieri (13 febbraio 2014) nel sito del Fondo Monetario Internazionale, si getta il consueto – e per il vero più che giustificato – allarme sulla giustizia italiana (il documento è consultabile e scaricabile cliccando su questo collegamento).

E’ innanzitutto necessario evidenziare che la stampa sta in queste ore dando notizia del documento come se fosse un atto ufficiale del FMI, mentre, al contrario, è solo un autorevole elaborato che inizia proprio con un chiarissimo disclaimer (“This Working Paper should not be reported as representing the views of the IMF. The views expressed in this Working Paper are those of the author(s) and do not necessarily represent those of the IMF or IMF policy. Working Papers describe research in progress by the author(s) and are published to elicit comments and to further debate.”).

Nel Working Paper (in inglese e che qui traduco al volo per quanto posso) si afferma che “L’inefficienza del sistema giudiziario italiano ha contribuito a ridurre gli investimenti e rallentare la crescita” e che “gli eccessivi ritardi nei procedimenti in tribunale che comportano un numero molto alto di casi pendenti”, aggiungendo che bisogna “bisogna fare di più” ed indicando alcun interventi abbastanza condivisibili, come ad esempio il miglioramento del management e l’accelerazione degli iter processuali.
Cose arcinote a livello mondiale e per le quali davvero non occorreva si scomodasse il FMI.
Salvo che non sia, come credo, l’ennesima mossa delle corporazioni politico-finanziarie contro l’Avvocatura.

Vengono infatti sciorinati grafici e considerazioni, nell’ambito dei quali si afferma che negli ultimi anni il governo italiano ha adottato molte misure per migliorare la situazione che andrebbero “nella giusta direzione”, con espresso riferimento alle normative contenute nel “Decreto del Fare” e nel “Destinazione Italia” (giudizio positivo quantomeno sospetto).Secondo il documento del FMI, comunque, è ulteriormente necessario riformare il sistema dell’appello e della cassazione, rafforzare la obbligatorietà della mediazione preventiva della lite, aumentare la tassazione per l’accesso alla giustizia, ridurre il numero dei Tribunali e – non poteva ovviamente mancare – ridurre il numero degli avvocati (350 ogni 100mila abitanti) e rendere la loro presenza solo facoltativa nella mediazione.
Per quanto qui interessa, due sono le indicazioni del documento mal poste e peggio argomentate:

  1. aumentare i – già elevatissimi – costi vivi di accesso alla giustizia significa limitare questo solo alle fasce sociali ricche e privare tutto il resto dell’utenza del fondamentale diritto di difendere i propri diritti ed interessi;
  2. affermare che gli avvocati sono un fattore di inefficienza del sistema giustizia significa non avere la minima cognizione di quanto invece fanno, quotidianamente e tra mille difficoltà, perchè esso funzioni.

Allora, per comprendere quanto il Working Paper in esame sia, oltre che alquanto superficiale, anche veramente molto unidirezionale, basta guardare al fatto che gli autori ringraziano “gli staff del Ministero dell’Economia e Finanze, del Ministero della Giustizia e della Banca d’Italia per gli utili suggerimenti e spiegazioni” (in questo sito abbiamo già commentato più volte le posizioni, contrarie all’Avvocatura, dello Stato e dell’Istituto di emissione).
Soprattutto, tra le fonti, non ce ne è neppure una istituzionale dell’Avvocatura.
Ancora una volta, purtroppo, “a pensar male spesso ci si azzecca“.

[Armando Argano - 14 febbraio 2014]

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