Protocolli “locali” per supplire all’emergenza dell’entrata in vigore del “processo civile telematico” (qui i documenti disponibili) [Armando Argano - 1 giugno 2014]

Per fortuna siamo in Italia, famosa per i santi, per i navigatori e per la….legiferazione schizofrenica.
Un paese, quasi unico al mondo, in cui il legislatore buttà lì una legge rivoluzionaria e poi tocca alla collettività trovare il modo di renderla applicabile.
E nel frattempo i nostri governanti vanno in giro per il mondo a farsi belli, dicendo a tutti quanto sono bravi ad innovare.

Così, fra 28 giorni entra in vigore l’obbligo di deposito telematico degli atti giudiziari nel processo civile, ma, per renderlo in qualche modo effettivo, si rende necessaria la buona volontà di magistrature o ordini locali (al momento 16), che hanno infatti apprestato propri protocolli per fare fronte all’emergenza, mentre il CNF sta lavorando anche ad un protocollo unico nazionale.
Prassi condivise, dunque, per indicare all’utente cosa fare in presenza di oscurità o lacune normative (i documenti oggi disponibili sono scaricabili alla fine di questo articolo).

In punto di diritto è però semplicemente folle che il legislatore non abbia provveduto a disciplinare compiutamente il processo telematico, ove solo si consideri che le prassi non possono ovviamente avere il valore cogente della legge.
Avverrà quindi qualcosa di simile a quanto è avvenuto con la riforma della geografia giudiziaria, introdotta con i decreti legislativi 155 e 156 del 2012, che però sono entrati in vigore senza il benchè minimo apprestamento di metodi e di strutture.
Ma cosa importa, tanto ci pensano gli italiani, che si adattano proprio a tutto.

[Armando Argano - 1° giugno 2014]

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