Una Repubblica fondata sul calcio

Armando Argano
Una Repubblica fondata sul calcio
già pubblicato in Nova Iura 3/1998
(trimestrale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati Sezione di Latina)

La battuta, ancorchè scontata, è di rigore.
Ben altro è infatti il rigore che ci aspetteremmo dal Parlamento, che vorremmo teso a risolvere i problemi congiunturali del paese, anzichè impegnato a pontificare sui taluni risvolti socio-economici di un rigore non concesso a causa della asserita mancanza di rigore di un arbitro.
Il fatto che anche la stampa più paludata non abbia resistito all’attrazione, questa sì fatalmente economica, dell’affaire, dimostra inequivocabilmente come sia il calcio l’unico problema realmente sentito dagli italiani.
Il resto sono allora chiacchiere, sia pur destinate a dare un’apparenza di impegno alle attività svolte tra un dente e l’altro dell’uomo più importante d’Italia (naturalmente non parlo di alcuna carica istituzionale, ma dell’insostituibile Ronaldo).
E così la immeritevole polemica ha ridicolizzato persino sè stessa, riducendosi ad un poco commendevole mercatino delle pulci urlanti, nel quale politici, giuristi, psicologi, sociologi, esperti latu sensu, presenzialisti vari, hanno dato il peggio di sè stessi e, all’evidenza, di noi stessi.
Ancora una volta si conferma che, come sottolineato in un precedente articolo, abbiamo solo ciò che meritiamo.
Il fatto è che, anche nello svolgimento di un’attività volontaristica com’è, per quanto ci riguarda, quella dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati, si riscontra un disarmante disinteresse per tutto ciò che non sia “calcio”.
I Colleghi lamentano ripetitivamente nei corridoi del Tribunale ogni sorta di disservizio, ma guai a proporre loro un comune impegno per tentarne la soluzione, semmai è facilissimo aggregarli ed appassionarli in qualunque momento stimolando la vena calcistica che anche il più refrattario possiede.
Ogni volta la risposta che si sente è la medesima, <<Tanto non cambia nulla>>, come se a parlar di calcio le cose cambiassero.
In questo scoraggiante contesto è stata una esperienza costruttiva, per chi scrive, l’aver potuto partecipare ad un incontro di studio (per magistrati) organizzato dal C.S.M. sul tema “Bioetica e tutela della persona”, cui sono stati invitati alcuni avvocati su iniziativa del C.N.F. e degli Ordini locali.
Naturalmente nulla, o quasi, di immediato riflesso per la professione di tutti i giorni, ma dopo l’ubriacatura calcistica, i cui fumi hanno raggiunto anche gli eremi più nascosti, non vi posso dire quanto è stato positivo allargare un pò l’orizzonte intellettuale assistendo alle conferenze tenute, tra gli altri, da Stefano Rodotà, dai filosofi Francesco D’Agostino, Adriano Pessina, Paolo Cattorini, dai giuristi Carlo Federico Grosso, Sergio Seminara, Francesco Maria Cirillo Amedeo Santosuosso e Wilfried Bottke, dagli ordinari di medicina legale Angelo Fiori e Mauro Barni.
Si è trattato dei problemi etici e giuridici derivanti dalla sperimentazione medica, dall’inseminazione assistita, dall’eutanasia e da talune gravissime patologie, che stanno animando il dibattito sulla bioetica e, per quanto ci riguarda, stanno evidenziando i gravi limiti del diritto positivo.
Si pensi, tanto per fare un esempio, al caso, reale, dell’embrione che, essendo la madre genetica impossibilitata a sostenere una gravidanza, venga impiantato nell’utero di una donna diversa la quale successivamente giunga al parto: da qui in poi si dipanano una lunga serie di questioni di status e di possibili azioni che, ad oggi, non hanno una soluzione certa perchè va non ad evidenziare le gravi lacune di un diritto inadeguato rispetto al progresso scientifico.
Che posso dire, mi sono divertito così, a capire poco di problemi importanti, anzichè a credere di capire tutto di calcio.

I commenti sono chiusi.