Sulla recente audizione del Guardasigilli innanzi alle Commissioni Giustizia del Parlamento [Armando Argano - 13-6-2013]

Sulla recente audizione del Guardasigilli innanzi alle Commissioni Giustizia del Parlamento

Come tutti sanno, il Ministro della Giustizia è stato ascoltato dalle Commissioni Giustizia del Senato (20 maggio 2013) e della Camera (22 maggio 2013).
Vale la pena di fare alcune considerazioni.
Dalla lettura del testo degli interventi si ricava che, quanto alla situazione degli uffici giudiziari:

  • si dà per scontato che la riforma delle circoscrizioni giudiziarie entrerà in vigore per la programmata data del 13 settembre 2013, pur non escludendo la successiva introduzione di “correttivi circoscritti“;
  • si afferma che “….l’obiettivo della riforma è segnatamente quello di un recupero di efficienza e non già di solo contenimento dei costi, non può non essere apprezzato che, a regime, per la sola chiusura degli uffici, al netto dei previsti costi di accorpamento, il risparmio è calcolato in oltre 17 mln di euro per ciascun anno. Dato quest’ultimo che non tiene conto delle economie di scala che pure si realizzeranno con la concentrazione delle sedi. Inoltre, la revisione delle circoscrizioni consente di affrontare in modo realistico e “meno traumatico” il tema della scarsità di risorse umane“;
  • sulla lentezza del giustizia viene evidenziato che “A giugno 2012, nei Tribunali, erano pendenti 3.357.528 procedimenti civili e 1.279.492 penali. In Corte d’Appello, erano pendenti 439.506 procedimenti civili e 239.125 penali. In Cassazione, 99.487 procedimenti civili e 28.591 penali. Nel complesso, quindi, quasi quattro milioni di processi civili“;
  • quanto ai rimedi il Ministro ha proposto:
      1. che ciascun Tribunale si doti del programma di smaltimento dell’arretrato;
      2. che per lo “snodo critico” del contenzioso in appello sarebbe preferibile non procedere alla creazione di vere e proprie sezioni stralcio alle quali attribuire la competenza esclusiva in ordine all’arretrato, ma “una rimodulazione organizzativa delle sezioni oggi esistenti (senza escludere la possibilità di crearne di nuove), avvalendosi delle categorie professionali maggiormente qualificate (Magistrati ordinari, amministrativi o contabili,  e avvocati dello Stato in pensione, notai, avvocati, professori universitari di prima e seconda fascia)“;
      3. che intende confrontarsi “con il Consiglio superiore della Magistratura e con il mondo dell’avvocatura“;
      4. creazione dell’ufficio di staff del giudice che ne supporti efficienza e qualità;
      5. dare corso ad una “revisione della normativa sulla mediazione obbligatoria, tenendo conto dell’orientamento espresso dalla Corte Costituzionale“;
      6. porre mano alla tematica della magistratura onoraria e dei giudici di pace valorizzandone professionalità e ruolo“.

Il Presidente dell’ANAI Avv. Maurizio De Tilla ha immediatamente approvato il senso complessivo dell’intervento (come potete leggere cliccando su questo collegamento), affermando che è “l’inizio di una strada virtuosa intrapresa dalla Cancellieri, che ci permettiamo di invitare a dare il consenso alla proroga (almeno per un anno) della revisione della geografia giudiziaria che va corretta prima dell’applicazione (che determinerebbe situazioni pregiudizievoli non più reversibili)“.

In disparte la perdurante contrapposizione tra Avvocatura e Governo circa l’entrata in vigore della riforma delle circoscrizioni giudiziarie, siamo naturalmente d’accordo su tutto, anche perchè il Ministro Anna Maria Cancellieri è certamente persona seria e l’emergenza è oramai assoluta.
C’è tuttavia qualcosa che stona nelle cose dette dal Guardasigilli:

  1. innanzitutto la sottintesa questione del compenso degli avvocati che, in varia veste (onorari, giudici di pace, ufficio di staff), entreranno nel meccanismo: che non sia come al solito un compenso vile, sul quale in tempi grami come questi molti si avventerebbero, ma che fa a pugni con quel decoro che dovrebbe caratterizzare la nostra professione e che il Consiglio Nazionale Forense impone, con decisioni di inusitato rigore, dai Colleghi sottoposti per tale motivo a procedimento disciplinare;
  2. da non trascurare poi, al di là dei (molto) teorici buoni propositi, il sempiterno problema di una giustizia di bassissima qualità – e dunque incivile – a causa della irrisolta estrema sproporzione tra giudicanti (con i loro uffici) e giudizi;
  3. infine la questione della mediazione obbligatoria, che per il Ministro deve essere revisionata, ma rimane, appunto, “obbligatoria“.

Una sola ultima domanda (che ovviamente non è una critica all’attuale Ministro): “Da quanti decenni sentiamo parlare inutilmente di emergenza giustizia?…..”

(Armando Argano – 13 giugno 2013)

(Articolo pubblicato nel sito della Sezione di Latina dell’Associazione Nazionale Avvocati Italiani)

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