Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione risolvono il contrasto e stabiliscono che il falso in bilancio “valutativo” costituisce reato anche dopo la modifica dell’art. 2621 c.c. di cui alla Legge 69/2015 [Cassazione, Sezioni Unite, 27 maggio 2015 n. 22474].

Sussiste il delitto di false comunicazioni sociali, con riguardo alla esposizione o alla omissione di fatti oggetto di valutazione, se, in presenza di criteri di valutazione normativamente fissati o di criteri tecnici generalmente accettati, l’agente da tali criteri si discosti … Continua a leggere

Il falso in bilancio “dannoso”, pur restringendo la nuova nozione di “fatti materiali”, resta punibile anche ai sensi dell’art. 2622 c.c. come modificato dalla Legge 69/2015, ancorchè commesso nel regime previgente [Cassazione Penale, Sez. V, 16 maggio 2016 n. 20256].

La nuova formulazione dell’art. 2622 cod. civ., introdotta dall’art. 11 L. 27 maggio 2015 n. 69, si pone in rapporto di continuità normativa con la fattispecie previgente, quanto alla condotta di mancata esposizione in bilancio di poste attive effettivamente esistenti … Continua a leggere

Commette bancarotta fraudolenta patrimoniale l’amministratore della società fiduciaria che distragga beni di cui abbia anche solo il possesso [Cassazione Penale, Sez. V, 13 maggio 2016 n. 20108]

Integra il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale la distrazione dei beni della società fiduciaria, ancorchè questa funga solo da intermediario tra le altre società del gruppo di cui fa parte e i clienti, nel caso in cui le attività finanziarie … Continua a leggere

Il medico risponde a titolo di colpa per le lesioni subite dal paziente a seguito di intervento chirurgico effettuato senza la dovuta acquisizione del consenso informato (salvo che l’omissione non sia concausa dell’evento) [Cass. pen. Sez. V, 21-04-2016, n. 16678]

L’obbligo d’acquisizione del consenso informato alla somministrazione del trattamento sanitario non costituisce una regola cautelare, trattandosi, viceversa, di obbligo imposto per consentire la partecipazione libera e consapevole del paziente al programma terapeutico che lo riguarda, sicchè la sua inosservanza da … Continua a leggere

E’ reato di pericolo presunto l’assunzione di sostanze dopanti ex art. 9 comma 1 Legge 376/2000, ma non può essere ritenuto sussistente sulla sola base della manifestazione dell’intento di farne uso, che da solo non consente di superare la soglia del ragionevole dubbio [Cassazione Penale, Sez. III, 19 aprile 2016 n. 16066].

Il delitto di assunzione di sostanze dopanti cui all’art. 9 comma 1 Legge 376/2000, pur essendo reato di pericolo presunto, non può essere ritenuto sussistente sulla sola base della – ancorchè chiara – manifestazione dell’intento, ma, per superare la soglia … Continua a leggere

In tema di consenso informato, il medico che abbia agito nel rispetto delle leges artis non risponde del reato di lesioni gravissime per il solo fatto di avere fornito una informazione non adeguata al livello del rischio [Cassazione Penale, Sez. V, 21 aprile 2016, n. 16678]

Laddove il medico agisca con legittima finalità terapeutica e, nonostante i suoi sforzi, sopravvenga la malattia, questa non gli può essere imputata solo in ragione della cattiva informazione in precedenza fornita al paziente perchè – pur essendo la lesione conseguenza … Continua a leggere

Il medico sportivo condannato per fatti concernenti il doping può essere iscritto nel registro dei provvedimenti del Tribunale Antidoping del CONI ancorchè non tesserato con federazioni nazionali [T.A.R. Lazio Roma Sez. III quater, 20 aprile 2016 n. 4575]

E’ legittima, avendo natura meramente ricognitiva e non provvedimentale, l’iscrizione del medico specializzato in medicina dello sport, ancorchè non tesserato con alcuna federazione nazionale, nel registro dei provvedimenti assunti dal Tribunale Antidoping del C.O.N.I., che reca appunto l’elenco dei soggetti … Continua a leggere

Per la consumazione del delitto di violenza sessuale è sempre indispensabile il contatto corporeo, anche se questo non si realizza solo per la strenua resistenza della vittima [Cassazione Penale, Sez. III, 28 aprile 2016 n. 17414].

Non si consuma il delitto di violenza sessuale di cui all’art. 609-bis c.p., ricorrendo invece l’ipotesi del tentativo punibile ex art. 56 c.p., quante volte la condotta dell’agente non conduca ad un contatto tra o con parti intime, atteso che … Continua a leggere